Non tutti sanno che il famosissimo gioco da casinò Baccarat discende da un altro gioco d'azzardo fatto con le carte: lo Chemin de Fer.

Quest'ultimo è un po' più complesso del primo, gli sfidanti hanno maggior libertà di muoversi, cosa che rende minore l'incidenza del fattore fortuna.

Lo Chemin de Fer ha antiche origini orientali: nacque infatti nella regione di Macao in Cina, da dove fu importato nel nostro continente nel XV secolo.

È in Francia, specie a partire dal regno di Luigi Filippo nel XVIII secolo, che si diffuse davvero in modo molto ampio e consolidò la sua fama, che poi raggiunse il culmine attorno al 1830.

Il nome del gioco lo si deve proprio ai cugini d'Oltralpe: in francese l'espressione significa infatti “ferrovia”, e fu chiamato così perché il sabot (contenitore con cui son distribuite le carte) passa veloce come un treno da un giocatore all'altro.

In seguito la sua pratica si propagò in tutta Europa e anche otreoceano, negli USA, dove fu declinato in nuove varianti, con cui fece ritorno nel Vecchio continente.

Ad oggi è un gioco onnipresente nelle sale dei casinò di tutto il mondo, così pure le  versioni dello Chemin de Fer on line.

Pur essendo antenato del Baccarat, lo Chemin de Fer presenta delle sostanziali differenze: innanzitutto il confronto in questo caso è tra il banco ed un giocatore alla volta (sono al massimo 8-9 solitamente), il banco viene assegnato a turno in senso orario ai vari players, si cambia tutte le volte che perde una mano e la vincita può venir ritirata in ogni momento; se il banco non è reclamato da nessuno, sarà assegnato per mezzo di un'asta.

Chemin de Fer e Baccarat sono simili in quanto a calcolo dei punti e delle carte (ogni carta ha un valore in punti pari al suo valore nominale e le decine contano 0), ma diversi per il modo in cui si svolgono le mani di gioco. Si usano sei mazzi da 52 carte ciascuno (mazzi da poker in pratica), i giocatori stanno seduti attorno a un tavolo e si gioca in senso antiorario.

Chi tiene il banco ha l'opportunità di scegliere la somma da giocare e dovrà piazzarla accanto al sabot. Toccherà dunque allo sfidante, che potrà decidere di puntare l'intera cifra scelta dal banco o solo la sua metà.

Se si verifica la seconda ipotesi, gli altri concorrenti potranno scommettere fino a raggiungere l'importo scommesso dal banco. Se però uno di questi sceglie di puntare l'intera somma, le scommesse parziali risultano automaticamente ritirate.

Finite le puntate, il banco provvede a distribuire le carte, dandone due a sé stesso e due al contendente. Quest'ultimo può domandare un'altra carta o dire che è servito e allo stesso modo può fare il banco. A questo punto si valuterà chi ha vinto, considerando che lo scopo del gioco è i far 9 o avvicinarsi il più possibile al punteggio di 9.

Nel caso in cui vinca lo sfidante, questo si accaparra il valore della scommessa. Se invece è il banco a riportare la vittoria, ha tre opzioni: ritirarsi, tenendosi tutto l'importo puntato e mettendo il banco all'asta; continuare a giocare e raddoppiare la posta nel turno seguente o, infine, proseguire nel gioco puntando la metà della posta (ma soltanto entro la terza vincita a fila).

È stato amato nel corso del tempo da tanti personaggi famosi che ci si erano davvero appassionati: Dino De Laurentiis, il famoso produttore cinematografico, che lo praticò con costanza dagli anni Quaranta fino agli Ottanta, come pure altri assidui frequentatori di sale da gioco, quali il produttore californiano Darryl Zanuck e il patron della Fiat, il nostro Gianni Agnelli.